Come fai a lasciare un Paese senza prima aver lottato per cambiarlo?

Come fai a lasciare un Paese senza prima aver lottato per cambiarlo?

#CereaUnaVolta nel lontano 07 feb 2014: le NOTE del mio iPhoneX restituiscono "pensieri e parole", appunti sparsi... che pesano come macigni!

Ci sono frasi che restano dentro e questa me la porto dietro da anni!

Non so nemmeno chi l’abbia detta la prima volta… ricordo di averla letta (e sentita) molto spesso online, in quel periodo… e così ha “trovato casa” nel mio zaino — insieme a sogni, rabbie e progetti.

Sì, perché quando lavori per aiutare (SERVIRE) persone, Professionisti e Imprese a ritrovare senso, direzione e identità, ti scontri spesso con un bivio: “Restare e lottare oppure andar via e ricominciare?” 

E allora mi chiedo: come fai davvero ad andartene — da un lavoro che ti prosciuga, da un’Azienda che non ti ascolta, da un settore che non ti rappresenta più — senza prima aver provato a cambiarlo, a cambiarTI, a ricostruire “un modo di starci dentro”?

Negli anni ho imparato che ogni fuga è spesso un grido (la maggior parte, silente): “Non mi vedete più. Non mi riconosco più. Non mi va più bene così.”

E lì entra in gioco la sensibilità del mio “lavoro”:
•    il Coaching UMANISTICO, per far luce su ciò che sei, non solo su ciò che fai;
•    l' IKIGAI Coaching, per tornare a sentire che la tua professione può avere un cuore;
•    l' IDENTITY DESIGN perché anche il tuo brand personale (o aziendale) ha diritto a una seconda occasione;
•    la STRATEGIA concreta perché sognare va bene ma senza una mappa (chiara, semplice e realistica) non si arriva da nessuna parte.

A volte, cambiare non vuol dire “partire” ma RESTARE ma con "uno sguardo nuovo"; Vuol dire ripensare il tuo ruolo, la tua Azienda, la tua offerta, il tuo modo di comunicare. Perché, alla fine, non è mai tutto da buttare.

E se invece scopri che lottare “non basta più”? 
Allora vai. Ma fallo con coscienza e consapevolezza, non con rabbia. 
Fallo con un progetto, non con una fuga. 
Fallo con una nuova identità, non con una vecchia ferita. 
Fallo sapendo che sentiranno la tua mancanza. 

Fallo sapendo che, nella difficoltà della sconfitta, ti porterai sempre il prezioso bagaglio dell’esperienza. Lascia che parlino di te, che altri proseguano la strada che hai tracciato… perché, alla fine, che ti piaccia o no… “sei quello che dicono le persone - di te - quando non sei nella stanza” (ti ricorda qualcosa?). 

E se dopo una “sconfitta” arrivi a pensarla così… fidati, sei sulla “buona strada”.

P.s. 
Ti va di raccontarmi il tuo bivio? Hai mai dovuto scegliere tra restare e andartene, tra lottare e mollare? 

Scrivimi! Ti leggerò  volentieri e con molta attenzione.

A presto... e grazie per il tempo che mi hai dedicato!