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Volevo solo portare un trattore blu

2025-06-06 18:20

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Branding, Crescita Personale, #Ikigai,

Volevo solo portare un trattore blu

Non è mai “solo un trattore”. E tu lo sai.Sai che dietro ogni sogno, ricordo o visione c’è qualcosa di più profondo: un'intuizione, un desiderio.

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C’era una volta un bambino “pacioccone”, guance rosse, capelli lisci castani e con “la riga da una parte” … le giuste premesse per essere soprannominato “Braciola”.

Aveva cinque anni, forse sei…ed un trattore a pedali tutto suo. 
Non era blu, come quello dei “grandi” ma rosso e verde e assomigliava più ad un “bruco” che a un mezzo agricolo. 

Eppure lui lo guidava con l’orgoglio di chi sapeva dove stava andando: tra le curve della piazzetta, “cambiando le marce” mimando il gesto con la sua mano destra messa sulla “marmitta verticale in plastica”… girava intorno ai due alberi, nel cuore del Paese e ogni giro era una prova generale, ogni frenata con i pedali una dichiarazione d’intenti che già lasciava il segno (di sicuro, su quelle maioliche bianche e nere in finto mosaico, erano ben visibili “le sgommate”).

Il trattore blu, quello vero, era lì… a volte parcheggiato ma molto spesso lo avvertivo, in lontananza, verso il belvedere, che arrivava verso di me… Immenso, di ferro, rumoroso, “sbuffante” e caldo come un forno d’estate: bastava salirci – anche solo sul rimorchio arrugginito – per sentire la motrice spingere (ed il cuore battere più forte).
 

Era un sogno ruvido, pesante, scomodo. Ma era un sogno, dannazione!
E quella visione è rimasta lì, anche da grande.

Solo che oggi “NON GUIDO TRATTORI”… forse “li aggiusto” perché “aiuto le persone a capire DOVE si trovano, DOVE vogliono arrivare e se, per arrivarci… vogliono PORTARE UN TRATTORE”.

Chi sei, davvero?
Dove stai andando?
Quali strumenti ti servono per guidare la tua strada, quella vera?

Oggi il mio lavoro è ancora una salita “sù per il pagliaro”… o una discesa rovinosa “giù pe’ pacine” (per i campi scoscesi e coltivati, dove la terra erra smossa e sii trovavano le breccole, in dialetto).

Lavoro con persone e organizzazioni che stanno cercando la loro direzione, la loro identità, la loro voce. Lo faccio con metodo, ascolto ed una buona dose di immaginazione concreta (sì, esiste).

- C'è il coaching umanistico, che ti restituisce a te stessə.
- C'è l'ikigai, che riaccende il senso di ciò che fai ogni giorno.
- C'è il design dell’identità, che mette insieme ciò che sei, ciò che offri e ciò che gli altri vedono.
- C’è la narrazione d’impresa, perché ogni progetto ha una storia che merita di essere raccontata bene (rispettando i suoi tempi di maturazione).
- C'è il copywriting, per trasformare tutto questo in parole vive, che arrivano e lasciano traccia.

Non è mai “solo un trattore”. E tu lo sai.

Sai che dietro ogni sogno, ricordo o visione c’è qualcosa di più profondo: un'intuizione, un desiderio, un modo di stare al mondo che ti appartiene. E magari, come me da bambino, non riesci ancora a descriverlo ma lo riconosci “dal suono del motore”.

Ascoltala quella voce. 
Trova il coraggio per dargli una forma ed una direzione.
Perché a volte non serve cambiare strada: basta imparare a guidare “quel trattore” che hai già, dentro di te…


Non so se, anche il tuo, come il mio, ha un “rimorchio”: è una responsabilità portare il carico verso la meta, aver cura che il carico “arrivi sano a destinazione”, che non arrivi compromesso… 
Significa FARSI CARICO… sta a te capire se PORTARE UN PESO o TRASPORTARE VALORE.

Se senti che è il momento di (ri)metterti in viaggio… conta su di me! 
Sarò al tuo fianco, seduto sul bracciolo o, se preferisci, mi troverai “dietro di te”, seduto sul rimorchio, con le gambe a penzoloni… ma col sorriso “di chi sa dove sta andando


P.s. 
Dopo il terremoto del 24 agosto 2016, Poggio Casoli, per metà, non esiste più (come quasi tutte le altre frazioni di Accumoli – Amatrice ed Arquata): la piazzetta e la Chiesa adiacente sono cumuli di sassi… Il trattore, oggi, non è più blu e non porta più balle di fieno… ma materiali da scaricare per una fatiscente ricostruzione…
 

E, “il braciola”? Che fine ha fatto? 
Di quel bambino, oggi… conservo GLI OCCHI e quella maledetta voglia di IMMAGINARE, VISUALIZZARE “qualcosa che ancora non esiste”, di DESIDERARE qualcosa di nuovo… E DI VIVERLO DI CONSEGUENZA.


Non so se sono un sognatore, un nostalgico… od un inguaribile romantico.
Quello che so è che ho BISOGNO di un SOGNO (...da VIVERE).


Coltivalo, allora…. il tuo sogno perché, un giorno… anche quando potrebbe essere “troppo tardi”,
se anche il solo ricordo ti strapperà un sorriso… ripartirai da qui per un “nuovo domani” o, ancora meglio… “un nuovo te”.