
Il valore di chi entra senza invadere, osserva senza giudicare, ama senza pretendere.
L’etichetta “che esclude”.
“Forestiero non residente.”
È una definizione “burocratica”, spesso usata per indicare qualcuno che non ha i titoli per partecipare, per votare, per decidere.
Un modo elegante per dire: “non sei di qui”.
Un’etichetta che sa di distanza, di sospetto, di non-appartenenza.
Ma a guardarla bene…
È proprio lì, in quella distanza, che nasce una possibilità nuova.
È proprio nel non essere di qui che può accendersi un’attenzione diversa.
La verità nascosta: chi è davvero il “forestiero non residente”?
È colui che arriva con rispetto, che non pretende di sapere ma ascolta per capire.
È chi non ha radici nel terreno ma le porta nel cuore.
Non ha fretta di giudicare, perché non è lì per colonizzare…
È lì per riconoscere ciò che già c’è… per aiutare a vedere con altri occhi.
Il forestiero non residente è un catalizzatore di sguardi…
È un portatore sano di domande… un “facilitatore di consapevolezze”.
Tutto parte da qui…
Io non sono della tua Azienda, del tuo territorio, della tua famiglia, del tuo settore ma è proprio questo che mi permette di aiutarti a vederti meglio.
Sono un “forestiero non residente”:
- entro con rispetto, esco con gratitudine;
- non porto soluzioni preconfezionate, ti aiuto a far emergere le tue;
- non impongo modelli, raccolgo storie;
- Non prometto miracoli, attivo processi.
Appartenenza scelta, non subita.
Essere "forestiero" non è una mancanza ma una scelta: non prendere tutto per sentire tutto.
È una forma di appartenenza intima, non burocratica.
È dire: “Io non sono di qui ma mi sento parte di tutto questo… e voglio aiutarti a fiorire”.
Sono un forestiero non residente, lo ammetto!
Non resto ma accompagno.
Non decido ma “illumino”.
Non appartengo ma partecipo.
“Perché a volte, serve uno che viene da fuori… per far tornare a casa quello che sei”.