
"Coltiva e abita le terre emerse, scopri le terre sommerse."
Viviamo in superficie.
Viviamo di immagini, di ruoli, di narrazioni costruite.
Viviamo esposti, spesso sotto pressione: comunicare, performare, posizionarci.
Eppure, ogni identità (personale, aziendale, territoriale e di prodotto) è fatta anche di ciò che non si vede… di fondali, di strati, di silenzi.
Nel mio lavoro — a metà tra il coaching umanistico, l’identity design strategico e la narrazione — mi capita spesso di incontrare clienti che mi chiedono:
“Come possiamo raccontarci meglio?”
La mia risposta è sempre la stessa:
“Prima dovete riscoprire cosa c’è sotto.”
LE TERRE EMERSE: CIÒ CHE SI VEDE DI NOI.
Le terre emerse sono tutto ciò che appare:
- il logo;
- il sito web;
- le foto aziendali;
- Gli shooting di prodotto;
- il modo in cui ti presenti;
- i servizi che offri;
- le parole che usi.
Sono la parte visibile della tua identità.
Ma anche la parte che più spesso viene curata senza coerenza profonda.
Perché molti partono da lì: dall’immagine, dalla comunicazione, dalla superficie.
Ma coltivare ciò che si vede senza conoscere ciò che ci muove dentro, rischia di generare incoerenza. E l’incoerenza… si percepisce. Sempre.
Abita ciò che mostri. Ma fallo con radici salde.
LE TERRE SOMMERSE: CIÒ CHE CI MUOVE.
Le terre sommerse sono le emozioni non dette.
Le intenzioni profonde. Le storie dimenticate. I vissuti irrisolti.
I valori reali (non quelli scritti sul sito).
Le ferite. I sogni. Le domande ancora aperte.
Sono la parte sommersa “dell’iceberg identitario”.
E spesso sono anche la vera leva trasformativa.
Nel mio approccio, accompagno clienti e team in un percorso fatto di ascolto, esplorazione e lentezza.
Perché solo quando si ha il coraggio di “scendere sotto”… qualcosa comincia a salire su.
E ciò che affiora, ha una potenza narrativa e strategica che nessun posizionamento artificiale potrà mai offrire. Non puoi raccontare davvero ciò che non hai mai guardato in faccia.
IL LAVORO IDENTITARIO È UN ATTO DI COLTIVAZIONE.
“Coltiva e abita le terre emerse.”
Vuol dire: prenditi cura di ciò che sei già.
Ma fallo con consapevolezza.
Rendi abitabile il tuo spazio identitario.
Non comunicare per dovere ma per coerenza.
Non essere riconoscibile per strategia ma per verità.
“Scopri le terre sommerse.”
Vuol dire: fatti domande nuove.
Accetta di non avere tutte le risposte.
Apri varchi. Lascia che emerga l’inatteso.
Perché spesso, proprio là sotto, troviamo ciò che ci mancava per essere davvero autentici.
UN COACH, UN DESIGNER, UN NARRATORE: TUTTI E NESSUNO.
A volte mi chiedono che mestiere faccio.
Coach? Strategist? Copywriter? Consulente d’identità?
Dico che sono uno che aiuta le persone a raccontarsi per davvero.
Ma per farlo, bisogna prima imparare a riconoscersi.
E per riconoscersi, bisogna immergersi.
Ascoltare. Sostare. Riemergere.
La narrazione vera non nasce dalla creatività.
Nasce dalla coerenza profonda tra dentro e fuori.
Viviamo in tempi che chiedono velocità, visibilità, posizionamento.
Ma io, ogni giorno, scelgo la profondità.
Scelgo il silenzio prima della parola.
Scelgo l’immersione prima della narrazione.
Scelgo di lavorare con chi ha il coraggio di perdersi un attimo… per poi tornare a galla con occhi nuovi.
Perché chi ha il coraggio di esplorare le proprie terre sommerse,
sarà poi capace di abitare con presenza le proprie terre emerse.
E lì, finalmente, potrà raccontarsi davvero.
Hai bisogno di mettere ordine nella tua identità personale o professionale?
Anche tu sei stanco di comunicare “quello che funziona” e vuoi comunicare “quello che sei davvero”?
Vuoi costruire una narrazione coerente, onesta, profonda?
Non per piacere agli altri ma per riconoscere te stesso.